Oggi tante nonne, nonni e nipoti sono alle prese con una tecnologia non sempre facile da usare ma preziosa come non mai; foto da condividere e racconti da leggere in videochiamata alleviano la distanza, rendono possibile mantenere vive almeno alcune delle abitudini quotidiane che ci sono care.
Io stessa leggo libricini in chat al mio nipotino, che ha quasi due anni e non vedo da un mese, abituata a averlo con me due o tre volte la settimana; gli ho anche cantato in chat la nostra canzoncina della ninna nanna, e si è addormentato. È una gioia inestimabile poter ricreare intimità e complicità.
Ci sono però tante relazioni che si ritrovano inaspettatamente in stand-by, perché non sempre siamo tecnologicamente attrezzati o perché vi sono precarie condizioni di salute o perché si dimora nelle Rsa, dove tutto è più complicato; oppure perché si è ricoverati nei reparti di terapia intensiva dove il mondo resta fuori, in attesa che le cose migliorino.
Nonne e nonni che non puoi andare a trovare nemmeno se sei già adolescente e vorresti poter fare almeno una carezza a quelle persone per te così speciali, a cui potrai dedicare più attenzioni quando si potrà recuperare questo tempo perduto.
Ci sono nonne e nonni che non ritornano e se ne vanno soli, e questo virus ci appare in tutta la sua crudeltà così difficile da sopportare; a loro, anche senza conoscerli, dedichiamo un pensiero e un fiore.
E tra tutte queste distanze ci sono invece nonne e nonni che si stanno prendendo cura dei nipoti più che mai, perché i figli magari lavorano in ospedale senza orari e senza la certezza di essere sani. Genitori che per proteggere i bambini li hanno trasferiti a casa dei nonni rinunciando a metterli a letto la sera, a stringerseli al cuore in preda ad apprensioni che solo certe coccole potrebbero confortare.
Questi nonni rinchiusi insieme ai nipoti devono mettere da parte ogni acciacco e ogni stanchezza e improvvisarsi insegnanti, cuochi a tempo pieno, giocoliere. Devono mettere da parte la tristezza e sfoderare sorrisi, rincuorare. Sono parte di uno sforzo collettivo a cui va la nostra gratitudine.
In questa primavera che ci sta mettendo a dura prova, nei nidi le uova si schiudono, i germogli sbocciano, la vita continua a pulsare.
Dobbiamo continuare a stringerci mentalmente gli uni con gli altri, magari ad occhi chiusi, in attesa di poterci riabbracciare quando la paura che ci avvolge avrà sbiadito i suoi colori scuri.
Cristina Obber
scrittrice, giornalista,
autrice di W i nonni
Monica Martinelli