Il più grande
sindacato danese 3F, dopo aver letto articoli sullo sfruttamento delle braccianti a
Huelva (Spagna), è entrato in contatto con tre sindacati spagnoli per conoscere meglio le condizioni delle lavoratrici e dei lavoratori, e per proporre un incontro per informare le grandi catene di supermercati danesi della realtà lavorativa che sta dietro l’export.
L’inchiesta partita con
Oro rosso. Fragole, pomodori, molestie e sfruttamento nel Mediterraneo è arrivata in Danimarca nei mesi scorsi. L’autrice,
Stefania Prandi, è tornata in Spagna, a
Huelva, con
Danwatch, media danese, per documentare le condizioni di lavoro delle raccoglitrici di fragole. Una parte del lavoro è stata pubblicata anche su
Al Jazeera lo scorso luglio (
qui il link dell’articolo), in cui le braccianti hanno raccontato di
molestie sessuali e
discriminazioni sul lavoro. Venendo a conoscenza di queste indagini, il sindacato 3F, lavorando da tredici anni per la promozione del
commercio etico in Danimarca, ha deciso di collaborare con i rappresentanti delle grandi catene di supermercati (come la tedesca Lidl o Aldi) e con le organizzazioni sindacali spagnole come CCOO, che ha accolto con interesse la richiesta. Lo scopo è indagare le condizioni lavorative e far conoscere alle grandi aziende e ai grandi distributori il background dei prodotti che poi mettono sul mercato.
Qualcosa si sta muovendo, anche grazie all’enorme lavoro svolto da Stefania Prandi e da media come Danwatch, che indagano evidenziando tutte le complessità dello sfruttamento mediterraneo: non solo pessime condizioni salariali (sempre ammesso che un salario ci sia), ma anche molestie e discriminazioni. La violenza si moltiplica nel momento in cui, di fronte a una denuncia, i mariti lasciano le mogli perché ormai «sporche» e i giudici archiviano i casi (
qui i dettagli).
Dietro alla nostra frutta e verdura baciati dal sole del Mediterraneo si nascondono omertà, violenze, abusi, ricatti e discriminazioni. Un sistema di sfruttamento sistemico alimentato anche dalla riluttanza a indagare o da visite ispettive «straordinarie» che non hanno nulla di straordinario, dato che vengono pre-annunciate. A causa di questo meccanismo, anche le indagini richiese da 3F non hanno riscontrato nulla di anomalo nel luogo di lavoro. Gli stessi grandi distributori, come Coop e Salling Group, si avvalgano delle certificazioni Global GAP GRASP, che dovrebbe garantire la sicurezza dei prodotti. Ricordiamo anche che le ispezioni poggiano su criteri che non includono violazioni come molestie e discriminazioni nelle valutazioni degli allevamenti.
C'è ancora un enorme lavoro da fare, ma è indubbio che sta crescendo la sensibilità verso un commercio etico e rispettoso dei diritti umani. E chissà, forse un giorno le nostre fragole non avranno il marchio della violenza.