01/09/2022
Il linguaggio in «La nudità che male fa?» di Rosie Haine
Nel 2021 Rosie Haine, autrice di La nudità che male fa? (titolo originale Isn’t rude to be nude) ha pubblicato sul suo blog due articoli in cui raccoglie alcune perplessità di lettori e lettrici e spiega le scelte linguistiche che ha adottato nella sua prima pubblicazione.
Alcune persone avevano ritenuto incoerente utilizzare la parola willy (pisello) al posto di penis (pene) per i genitali maschili, mentre per quelli femminili si è usato il termine corretto vulva. Altre avevano sollevato critiche rispetto alla frase ironica «Willies are not silly. (OK, maybe just a little bit)» («I piselli non sono bizzarri. (Sì, forse un pochino)»).
Racconta l’autrice, che la frase fu suggerita su consiglio di un amico che dichiarò testualmente «ma i piselli sono un po’ bizzarri!». Il suggerimento fu accolto dall’autrice, che ripensò ai giochi bizzarri e agli scherzi goliardici dei suoi fratelli o di altri ragazzi che aveva conosciuto con i propri peni...
Era questo il senso che voleva trasmettere Haine e che si mantiene in tutto il volume: una descrizione dei corpi leggera, ironica, innocente e divertente.
Tuttavia, le perplessità dei lettori e delle lettrici, le fecero realizzare che se pure una piccolissima percentuale di bambini o ragazzi fosse stata offesa, ciò sarebbe andato contro lo spirito del libro.
Fu così che dopo l’esperienza della prima edizione l’autrice decise di eliminare la battuta tra parentesi. La battuta è rimasta nella prima versione italiana perché le riflessioni dell'autrice si sono sviluppate dopo la prima stampa dell’edizione italiana di Settenove ma nella prima ristampa anche Settenove ha adeguato il linguaggio che ora è coerente con il nuovo testo inglese.

Alle critiche mosse al termine willy (pisello) l’autrice ha risposto che non si tratta di un libro di anatomia, ma un volume che racconta corpi nelle loro mille forme e willy, semplicemente, aveva un bel suono e faceva rima con la frase.
Nell’articolo sul blog, sottolinea come nulla impedisca ai genitori di leggere il libro e discutere con i figli e le figlie dei nomi «propri», corretti da utilizzare per ciascuna parte del corpo: «Si tratta di un libro allegro e divertente che attraverso un linguaggio con il quale bambini e bambine sono più familiari può contribuire a introdurre temi di cui può essere difficile parlare. Nel libro inglese compare ad esempio anche «boobs» (tette).

Infine, nella prima edizione inglese Haine aveva usato la parola vagina, un termine iconico che rimanda direttamente alle rivendicazioni femministe e alle manifestazioni (basti pensare alla celebre battuta della serie tv Sex education: «It’s my vagina!»), ma nella seconda edizione è stato sostituito con vulva, per rimandare al termine anatomico corretto.

La prossima versione italiana quindi terrà conto di tutte queste riflessioni. Abbiamo amato la freschezza della prima edizione ma siamo consapevoli che non sempre il senso inteso dalle persone adulte può essere altrettanto comprensibile da bambini e bambine.
Redazione web